No all’autonomia differenziata: il volantino diffuso nella mobilitazione

Il volantino (fronte retro, A 5) sull’autonomia/regionalismo differenziato diffuso in diverse città italiane dagli oltre cento (ad oggi) Comitati di Scopo Locali, innervature nel Paese del “Coordinamento per il ritiro di qualunque autonomia differenziata”, al cui interno Indipendenza porta il suo contributo.

>>scarica e diffondi il pdf del volantino per il no all’autonomia differenziata

Una settimana di mobilitazioni per il ritiro di qualunque autonomia differenziata

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

https://noregionalismodifferenziato.home.blog/

Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

ass.indipendenza.info@gmail.com – info@rivistaindipendenza.org

Pubblicità

Trasporto pubblico, autonomia differenziata e disintegrazione dell’Italia

Nato come commento ad un articolo sull’ennesimo caso di privatizzazione dei servizi pubblici, nella fattispecie quello del trasporto a Milano alla fine è uscita una riflessione che è bene socializzare più largamente, e non limitare ad una delle pagine dedicate di Indipendenza. La ripropongo integralmente:

Letto! Che dire, vanno avanti come un rullo compressore.
È necessario collegare anche questa questione del trasporto, quindi le relative realtà di lotta contro le privatizzazioni, con il “Coordinamento per il ritiro di qualunque autonomia differenziata” e le sue articolazioni, i Comitati di Scopo Locali. Tra le materie regionalizzabili previste dall’art. 117 della Costituzione riformata al Titolo V, infatti, c’è pure il trasporto (a tutto campo, peraltro: “…porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione…”).

È indispensabile unire le forze.
Battersi contro ogni autonomia differenziata è la quintessenza della questione nazionale nella sua declinazione politica attuale (unità della Repubblica, sovranità, indipendenza dai vincoli di sudditanza euro-atlantici) connessa alle sue tante e significative ricadute sociali (scuola, sanità, ambiente, lavoro e tutte le restanti materie –in totale 23– previste all’art. 117).
Con il regionalismo differenziato d’ispirazione eurounionista, la disintegrazione dell’Italia ‘dal basso’ (‘dall’alto’ ci sta pensando l’Unione Europea con i suoi Trattati, ed ora c’è anche il MES…) ed il suo ritornare ad essere una “espressione geografica”, come rilevò il cancelliere austriaco Metternich nel 1847, è nelle cose, all’ordine del giorno, e con lei andrà gambe all’aria anche quello che resta dei diritti sociali e dell’uguaglianza di trattamento già fortemente compromessi da decenni di adeguamento alle normative e direttive europee. Altro che art. 3 della Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”!

C’è da interloquire (scrivendo o parlandoci direttamente) con le realtà di lotta operanti negli ambiti di cui sopra per invitarli a far parte del Coordinamento, segnalando l’importanza dell’operare insieme. Per restare solo in tema di trasporto, è quello che è in corso d’opera a Roma, grazie all’esperienza di Indipendenza nel coordinamento di cui ha fatto parte per il NO al referendum su ATAC del novembre dell’anno scorso (un NO alla sua definitiva e completa privatizzazione ed un SI’ ad una sua trasformazione in Azienda Speciale pubblica, una rivendicazione che di per sé può concorrere a ‘fare mentalità’ e a fungere, in prospettiva, da cortocircuito politico per tutta una serie di ‘anelli’ collegati, impianto vincolistico eurounionista in primis). Questione, questa, che a Roma si pone con rinnovata urgenza, stante la recentissima sentenza del TAR.

Insomma, è necessario che, ai fini di cui sopra, l’azione politica di Indipendenza continui ad esplicarsi anche come lavoro di raccordo tra realtà sociali e politiche sparse. E circoscrivendo lo spettro, possibile che forze che si ritengono “sovraniste” ancora tentennino operativamente ad intervenire in tema? Possibile che Indipendenza sia riuscita a portare localmente, nel Coordinamento, grazie alla rete di relazioni in continua crescita, militanti di altre organizzazioni “sovraniste”, ma ancora non ci si impegni a fondo –come organizzazioni– su una questione così decisiva che mette a rischio il futuro, l’esistenza stessa dell’Italia come Stato?

***

Come ha sempre sostenuto Comitato ATM Pubblica, gli appetiti delle cordate politico-affaristiche sono stuzzicati e non certo inibiti dalla salute dei bilanci delle imprese di trasporto pubblico. In questo senso Milano e Roma sono, come si sarebbe detto in altri tempi, ‘unite nella lotta’ a ennesima dimostrazione che qualsiasi dinamica ‘differenziatrice’ sia solo funzionale alla replicazione del modello euroatlantico dominante. Gli assi strutturali pro mercato e pro privatizzazioni sono comuni a ogni latitudine dello stivale e contro questi ultimi va organizzato il più esteso fronte a partire dalle vertenze locali fino all’iniziativa politica di rigetto di ogni autonomia differenziata, declinazione interna del processo di disgregazione dello Stato nazionale come luogo dei diritti sociali. Segnaliamo a tal proposito questo contributo di Attac Italia.

 

https://noregionalismodifferenziato.home.blog/

Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

***

Roma/Atac: quali insegnamenti dalle chiusure della metro

 

ass.indipendenza.info@gmail.com – info@rivistaindipendenza.org

Roma, 29 novembre: integrazione europea e regionalismo differenziato, verso la disunione dell’Italia

Unione Europea, MES e regionalismo differenziato: verso la disunione dell’Italia

Roma, venerdì 29 novembre 2019, alle ore 19,30
via Luigi Barzini senior, 38
(tra metro Quintiliani e Monti Tiburtini; traversa di via Filippo Meda)

Roma, 26 novembre: riunione del coordinamento romano per il ritiro di qualunque autonomia differenziata e seminario sui LEP

A Roma, martedì 26 novembre, via Flaminia 53 (sala Bianca)

– ore 16.00: riunione del “Coordinamento romano per il ritiro di qualunque autonomia differenziata”;

– ore 17.30: seminario su “Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) e art. 3 della Costituzione”. Relatore prof. Claudio De Fiores; presiedono Marina Boscaino e Valerio De Nardo.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

https://noregionalismodifferenziato.home.blog/

ass.indipendenza.info@gmail.com *** info@rivistaindipendenza.org

 

Lega e regionalismo differenziato

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

 

Roma, 15 novembre: regionalismo differenziato e Unione Europea, contro l’attacco all’unità nazionale e ai diritti sociali

L’iniziativa si inscrive nella campagna del comitato “Per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata”. Indipendenza vi ha aderito da subito e ha contribuito alla divulgazione della prima assemblea nazionale del 7 luglio scorso.
A livello nazionale, nei luoghi dove è presente, Indipendenza farà la sua parte. A Roma ha costituito i Comitati di Scopo dei Municipi II, IV, VIII, IX, XII e XIV aperti a chiunque condivida questa rivendicazione, Comitati che agiranno in coordinamento tra loro e con altri analoghi della Capitale.

A Roma, venerdì 15 novembre 2019, alle ore 20,30
via Pullino 1 (fermata Metro B “Garbatella”)

evento facebook

ass.indipendenza.info@gmail.com *** info@rivistaindipendenza.org

indi 15 nov

 

Lega e regionalismo differenziato

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

 

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

l’intervento sul regionalismo differenziato tenuto da Alberto Leoncini, della direzione politica di “Indipendenza”, associazione che ha promosso a Roma il convegno “Quale sovranità in Italia: atlantica, carolingia o nazionale?” (11 maggio 2019).

Nella relazione (“Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale”) si mettono in evidenza le dinamiche regionaliste incentivate dalla UE, tappa intermedia per la disarticolazione degli Stati nazionali percepiti quali luoghi di garanzie e diritti (sociali in primis) possibilmente sempre più effettivi.

Nel nome della ‘competizione tra territori’ la dinamica in atto mira a creare livelli di governo subnazionali e transnazionali –le euroregioni– finalizzate a tirare la volata all’integrazione federale europea, per la quale l’indipendenza e la sovranità nazionali sono fastidiosi intralci al libero dispiegarsi delle forze economiche e geopolitiche di cui è espressione e braccio operativo.

L’attuale fase, caratterizzata da una spinta rivendicazione autonomistica da parte di tre regioni (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna) si inserisce in un solco pluridecennale e trova i propri fondamenti nella sciagurata riforma del Titolo Quinto della seconda parte della Costituzione varata nel 2001 dal centrosinistra. Questa riforma, fra l’altro, ha introdotto all’art. 117, quello che ha ridisegnato il riparto fra Stato e regioni della potestà legislativa,  l’obbligo di coerenza all’ordinamento comunitario della legislazione nazionale. Insomma, regioni sempre più ‘autonome’, purché non si fiati sui diktat europei.

All’epoca, come ora, “Indipendenza” intervenne –con azioni e informazioni– opponendosi. Nel sito tematico dedicato alla campagna (https://noregionalismodifferenziato.home.blog/) sono riportate le nostre prese di posizione sulle riforme costituzionali del 2001 e di quella, tentata dal centrodestra e fortunatamente bocciata, del 2006.

L’intervento di cui sopra si inscrive in tale solco e intende saldare la critica al regionalismo differenziato con il rifiuto del contestuale svuotamento delle prerogative statuali da parte degli enti sovranazionali, a partire –ma senza a ciò limitarsi– dall’Unione Europea.

Indipendenza su byoblu.com

I VIDEO

Lega e regionalismo differenziato

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

https://noregionalismodifferenziato.home.blog/

ass.indipendenza.info@gmail.com *** info@rivistaindipendenza.org

Indipendenza interviene all’assemblea nazionale per il ritiro dell’autonomia differenziata, Roma 7 luglio 2019

“Indipendenza” ha aderito e sarà presente all’Assemblea nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia Differenziata. Questa assemblea si terrà a Roma domenica 7 luglio 2019 (ore 10-16) nell’Aula magna del Liceo classico Tasso (via Sicilia 168).


la nostra adesione

l’appello da scaricare e diffondere (pdf)Download

Lega e regionalismo differenziato

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

https://noregionalismodifferenziato.home.blog/

ass.indipendenza.info@gmail.com – info@rivistaindipendenza.org

Assemblea nazionale per il ritiro dell’autonomia differenziata

Indipendenza aderisce e invita ad aderire alla proposta per un’assemblea nazionale finalizzata alla creazione di una piattaforma comune di opposizione al regionalismo differenziato.

All’interno di tale piattaforma intendiamo portare il nostro contributo coniugando la critica al regionalismo differenziato con quella all’integrazione europea, atteso che la prima costituisce la declinazione sul piano istituzionale interno di tale processo.

La decostruzione dello Stato nazionale come spazio dei diritti non è un fatto casuale, accidentale men che meno ‘naturale’, è il frutto di una ben precisa linea d’indirizzo che, in ossequio ai dettami del liberismo mercatista, mira a eliminare le strutture collettive di espressione democratica preposte alla garanzia dei diritti sociali. Non è un caso che nella riforma del titolo V della Costituzione del 2001 si sia partiti dalla regionalizzazione della sanità e che oggi la partita prenda le mosse dalla scuola: si tratta di ambiti nevralgici sul piano economico ma soprattutto politico nella prospettiva di costruire una società di clienti e non di cittadini e di frazionare l’accesso ai servizi essenziali su basi censitarie.

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

https://noregionalismodifferenziato.home.blog/

ass.indipendenza.info@gmail.com – info@rivistaindipendenza.org

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato e olimpiadi

Che il regionalismo differenziato sia un tema che occupi Governo e Parlamento e non chi “rappresenta l’unità nazionale” (art. 87 Cost.), come ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha davvero dell’incredibile, come se non fosse patente l’intento disgregativo di tali dinamiche.

Certo è coerente con l’accettazione dei vincoli e dell’orizzonte europeo come unica prospettiva possibile e in questo senso, se non ci si scandalizza per quest’ultimo, si può tranquillamente accettare che alcune regioni diventino una marca periferica del blocco neocarolingio.

Quanto alle olimpiadi della neve del 2026, grottesco che prima si lancino allarmi sul cambiamento climatico, poi si sostengano i soliti fallimentari modelli del ‘capitalismo dei disastri’, coerenti con il modello di sviluppo mordi-(sfrutta)-e-fuggi .

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

https://associazioneindipendenza.wordpress.com/

ass.indipendenza.info@gmail.com – info@rivistaindipendenza.org

Indipendenza sulla riforma del Titolo V (2001)

Diamo conto delle posizioni che Indipendenza espresse in occasione tanto della riforma tanto del Titolo V della Costituzione, nell’ormai lontano 2001, dalla quale gemma il regionalismo differenziato, quanto della fallita riforma del centro destra del 2006. Ciò per dimostrare sia la coerenza delle posizioni sia la continuità d’indirizzo strategico e politico da noi perseguita.

Sul punto di andarsene, il governo Amato varò in tutta fretta una riforma cosiddetta federalista, contenente un punto nevralgico ‘di svolta’, poco o nient’affatto evidenziato, che costituisce un ulteriore e fondamentale passaggio di subordinazione ai gruppi imprenditoriali e finanziari rappresentati dalla tecnocrazia di Bruxelles, ceto non eletto nemmeno in maniera formalmente democratica. Da lì discendono tutta una serie di conseguenze ‘materiali’, di classe, soprattutto economiche e sociali. Ancora una volta il cuore del problema è però ‘a monte’, e sta nell’irrisolta questione dell’indipendenza nazionale, snodo ineludibile per materializzare una possibile ed effettiva liberazione sociale. Vediamo come e perché.

COLONIZZAZIONE MASCHERATA DA “FEDERALISMO”

-LE RAGIONI DI UN RIFIUTO IN 8 TESI-

PREMESSE:

  1. Le norme giuridiche sono la formalizzazione di rapporti di forza e quindi di interessi materiali sottostanti. Non è decisivo, stante l’attuale sistema di dominio, essere “pro” o “contro” il federalismo. Lo è, invece, essere “contro” il sistema di dominio capitalista ed imperialista, capendone innanzitutto i motivi delle trasformazioni “formali”.
  2. Oggetto del voto, peraltro, non è affatto il federalismo, ma le modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione. Si tratta di un referendum confermativo (per cui non è necessario il quorum) di una legge di revisione costituzionale. Chi vota “Sì” approva il cambiamento. Ora: perché si spaccia per federalista un referendum che federalista non è?
  3. Si lascia credere che si voti per la devoluzione di poteri alle Regioni, mentre per la prima ed unica volta gli Italiani sono chiamati, senza saperlo, a costituzionalizzare l’adesione all’Unione Europea e ulteriori (e pressoché definitivi) automatismi di sussunzione degli obblighi scaturenti dai “trattati internazionali”, tipo NATO. A tal proposito confronta, più sotto, la tesi 1. Si tratta di un passaggio decisivo che include e sovrintende l’ottimizzazione a tutti i livelli dei dettami neoliberisti impressi dal paese centrale del sistema, gli USA, e che si stanno riverberando nelle aree non centrali, come l’Unione Europea.
  4. Questa legge è il risultato ultimo (ma non conclusivo) di un percorso attivato agli inizi degli anni ’90 con le riforme in senso maggioritario dell’elezione diretta del presidente della regione, della provincia e dei sindaci, e proseguito con i provvedimenti del governo Prodi (‘targati’ Bassanini e votati anche da Rifondazione Comunista) sul decentramento di competenze agli Enti locali, comportanti tra l’altro l’obbligo di privatizzare i servizi di pubblica utilità. Le politiche locali sono state sempre più, in questi anni, l’attuazione delle politiche di Stato e soprattutto europee: contenimento delle spese sociali (a partire dalla sanità); privatizzazioni dilaganti (a partire dai trasporti); flessibilità del lavoro, più o meno di concerto con le burocrazie sindacali sia nel settore pubblico sia nell’ambito privato (patti territoriali e contratti d’area); elargizioni al privato nello stesso settore dei servizi sociali (a partire dalle scuole e dagli ospedali), con allegata gestione della lucrosa partita della formazione professionale; devastazione dell’ambiente (attraverso politiche di cementificazione, saccheggio del territorio e del paesaggio, gestione spregiudicata del business dei rifiuti, ecc.), finanche la razionalizzazione della rete scolastica, prevista dalla riforma Berlinguer. Attraverso le leggi Bassanini, si è disegnato un federalismo fiscale che da un lato spinge gli enti locali a reperire fondi con imposte proprie (Ici, ecc.) o con partecipazioni locali alle imposte statali (assicurazioni auto, elettricità, Irpef, Irap), dall’altro taglia loro drasticamente i trasferimenti pubblici, imponendo tagli ai servizi sociali e spingendo nel contempo per la privatizzazione rapida delle aziende municipalizzate e dei servizi pubblici locali, con l’enorme partita finanziaria che ciò configura.
  5. Tutto ciò è l’effetto economico di una ristrutturazione nel territorio del modello capitalista, quantunque nella sua fase liberista, e della relativa subordinazione che investe l’intera nazione, a vari livelli, alla materialità degli interessi di classe dominante, sovranazionale e (a questa servile) ‘interna’. Questo sta a dimostrare il nesso che lega questione nazionale e questione sociale. L’una non si dà senza l’altra.
  6. Vi è una scarsa conoscenza del contenuto del referendum. Per questo, in allegato, riportiamo il testo varato dal centrosinistra ed invitiamo a confrontarlo con il testo originario della Costituzione.

Proponiamo quindi un percorso di lettura che articoliamo per tesi:

  1. Partiamo dall’art.117. A nostro avviso il più significativo. Nel 1° comma è scritto: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali” (corsivo nostro!). Se passasse il referendum confermativo, il centro-sinistra compirebbe un altro atto eversivo della Costituzione. Costringendo gli enti locali ad essere tra i principali attori di certa politica, non ci si adegua solo, in modo organico, alle politiche di rigore, privatizzazioni, flessibilità proprie del disegno strategico di Maastricht, ma nello svuotamento della sovranità nazionale si comprimono ancora di più gli interessi popolari. Nell’eventualità della conferma, ogni azione che disattenda il “diritto comunitario e i trattati internazionali” diventerà incostituzionale e, pertanto, illegittima. Il silenzio sul contenuto essenziale dell’Art.117 è impressionante e induce a supporre che esista, trasversalmente a tutte le forze politiche istituzionali, un forte timore a che si apra una ‘seria’ discussione sull’Unione Europea, considerando il fatto che laddove è stato concesso loro di informarsi e di esprimersi, i “popoli” si sono espressi per il no. Sia chiara una cosa: non si tratta di difendere il vecchio Stato (capitalista) ma di contrastare un’uscita in peggio verso un sovra-mega-Stato europeo ed in qualsivoglia salsa.
  2. La cosiddetta autonomia legislativa delle Regioni è una presa in giro. Diciamo questo, come fatto descrittivo, non perché ci interessi il passaggio da uno Stato capitalista centralista ad uno Stato capitalista federalista. Si colleghi con le premesse 1, 3 e 5. Quale sarebbe l’autonomia legislativa di cui godrebbero le Regioni? Quali le materie su cui le Regioni potrebbero esercitare una potestà legislativa in via esclusiva? Scorrendo le materie  elencate al 2° e 3° comma dell’art.117 è difficile pensare ad una qualche altra competenza non prevista, data anche la generalità degli ambiti indicati. Senza contare che il governo, qualora lo ritenga opportuno, potrà adire la Corte Costituzionale (art.127, 1° comma). Nonostante il 2° comma di detto articolo possa indurre a ritenere il contrario, bisogna considerare i rapporti di forza presenti all’interno della Corte Costituzionale, che si evincono non solo dalle modalità della sua composizione (previste dalla Costituzione: art.135), ma anche dalla realtà delle sue sentenze.
  3. Sulle materie di legislazione concorrente di cui al comma 3°, lo Stato nella pratica, come è sempre avvenuto, potrebbe emanare princìpi di immediata applicazione, vanificando così la “concorrenza” delle Regioni. Nel caso che lo Stato non emani dei princìpi di regolamentazione, vale sempre quello che abbiamo scritto  nell’ultima parte della tesi precedente.
  4. Alla luce di quanto detto, lo Stato, come tramite dei dettami di Bruxelles, sarà molto più presente. Alle Regioni verrà affidato il compito di attuazione ed esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione Europea (art.117, 5° comma), quindi del rispetto dei parametri del patto di stabilità, con la possibilità sempre presente di essere esautorate. Del resto, cosa pensano di potere fare le Regioni di fronte al trattato di Maastricht (oltre a quelli di Schengen, di Amsterdam, di Nizza…)? Le disponibilità finanziarie, la sanità, l’educazione, la ricerca, la cultura, la polizia interna, tutto, proprio tutto quello che lo Stato “devolve” alle Regioni, è già e sarà sempre più deciso dalla Commissione Europea. In questo contesto lo Stato verrà espressamente chiamato a sostituire le Regioni in caso di inadempienza (art.120, 2° comma), fungendo così da terminale di controllo di Bruxelles (vedi premessa 5).
  5. L’unico ambito che non prevede l’intervento dello Stato è quello finanziario. A ciò è dedicato l’art.119. Leggendo i primi 2 commi, assieme al 4° comma, si capisce che lo Stato non trasferirà più risorse, che gli Enti Locali dovranno reperire “autonomamente”.  Con la fine di tutti i trasferimenti dallo Stato alle Regioni, si avrà un consistente aumento dell’imposizione fiscale. Lo Stato non garantirà più nemmeno sui prestiti contratti dai Comuni (6° comma). È in questo contesto che va quindi letto l’art.118, 4° comma: “Stato, Regioni, città metropolitane, province e comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Ciò significa che non solo è consentita la cessione a privati di funzioni pubbliche (sanità, scuola, previdenza, assistenza, cultura ecc.), ma essa è obbligata, perché l’intervento statale diretto si avrebbe solo laddove gruppi imprenditoriali e finanziari non troverebbero convenienza e profitto. Ecco il significato ‘proprio’ del “principio di sussidiarietà”.
  6. È vero che l’art.119, 5° comma, riserva allo Stato la possibilità di destinare risorse aggiuntive o di effettuare interventi speciali, ma questi si configurerebbero nella forma della discrezionalità: come interventi rivolti al controllo politico e sociale, come concessioni di favori, e quindi implicito sostegno a gruppi e cordate clientelari di riferimento, o come minacce di esclusione a singole Regioni e a singoli gruppi d’interesse. Di fatto è il ritorno in grande stile del vecchio notabilato di giolittiana memoria.
  7. L’espressa previsione di un “fondo perequativo” (art.119, 3° comma), cioè un fondo di sussidiarietà e di sostegno per i “territori con minori capacità fiscali per abitante”, è un’implicita ammissione del devastante impatto che queste misure avranno sulle Regioni più deboli, in particolare quelle del Sud.
  8. Questa riforma del centrosinistra è da respingere. Quella che prospetta il centrodestra altrettanto. A queste due varianti liberiste opponiamo il nostro rifiuto.

Indipendenza

Italia, 6 ottobre 2001

https://associazioneindipendenza.wordpress.com/

ass.indipendenza.info@gmail.com – info@rivistaindipendenza.org