Regionalismo differenziato/Stralciato il DDL Boccia: vittoria di tappa!

Per ora non passa! Il ddl Boccia collegato alla Legge di Bilancio è stato stralciato. La notizia era cominciata a girare in piazza già venerdì 18 dicembre 2020, nel corso della mobilitazione promossa in decine di città e a Roma (in piazza Monte Citorio, davanti al Parlamento) dal “Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata” (di cui Indipendenza è tra i soggetti fondatori) e dalla Rete dei Numeri Pari / Società della Cura.

Un risultato positivo, dunque, a ricordare che le mobilitazioni e le lotte pagano. Si tratta però di un risultato di tappa di questi circa ultimi due anni. Ora il Comitato Nazionale per il ritiro di ogni autonomia differenziata intende aprire un dibattito sul Titolo V della Costituzione e arrivare intanto alla cancellazione del comma 3 dell’articolo 116 della Costituzione per garantire uniformità dei diritti e delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, in un Paese sempre più frammentato e disunito, con cittadini di serie A, B e persino Z, “differenziati” a seconda del luogo di residenza. In questi anni la regionalizzazione ha dato prova di sé anche nel Servizio Sanitario Nazionale con gli enormi, incalcolabili disastri sotto gli occhi di tutti, dalla limitazione se non negazione del diritto alla salute da un lato al lucro delle privatizzazioni per consorterie politico/affaristiche dall’altro.

È quindi tutt’altro che smantellato il processo in essere di regionalizzare 23 materie, di costruire 20 piccole regioni nella prospettiva federale di un’Italia a pezzi del tutto europeizzata, con una gestione suppostamente autonoma –ad esempio– del sistema scolastico, della tutela del territorio e dell’ambiente, dei contratti di lavoro, del gettito fiscale, inevitabilmente sottratti al perimetro pubblico per via di costi che nemmeno una tassazione esorbitante sarebbe in grado di coprire e lasciando così sempre più spazio alle privatizzazioni, all’aumento delle disuguaglianze, al profitto di pochi contro i bisogni e i diritti di tutti, frammentando ulteriormente l’unità della Repubblica.

Indipendenza continuerà a fare la sua parte in termini di militanza e di analisi. Ci appare parziale la lettura che alcuni fanno del regionalismo come “secessionismo dei ricchi”, perché circoscrive tale ‘nodo’ a interessi esclusivamente interni al Paese ignorando le potenti forze che lo sollecitano dall’esterno, che addita le destre e la Lega in particolare (il che ci sta certamente…) ma attenua (talvolta addirittura bypassa) il regionalismo delle sinistre europeiste e ‘liberal’, che sottovaluta le ambizioni trasversali di oligarchie per la gestione anche di certi livelli di potere locale e soprattutto rimuove tragicamente l’internità del regionalismo al progetto d’integrazione euro-unionista che passa per lo sgretolamento di alcuni Stati come l’Italia.

Allora, a nostro avviso, certamente “No al regionalismo differenziato”, “Sì all’unità della Repubblica”, “Sì alla rimozione delle disuguaglianze” e quindi alla riaffermazione dei diritti sociali, ma perché questo si realizzi, perché sia immaginabile un cambiamento di società, assolutamente sì all’assunzione della centralità della questione nazionale italiana in termini di conquista della sovranità nazionale e popolare, di non-dipendenza da vincoli e direttive di oligarchie interne ed esterne al Paese, di rottura con l’impianto neo-liberale –confederale o federale che sia– dell’Unione Europea quali premesse indispensabili per la rinascita e la liberazione.

Sergio Mattarella su regionalismo e integrazione europea: confessioni di un anti italiano

Taglio dei parlamentari e riforma regionalista: i loro nessi e il nostro rifiuto

Il lato oscuro del regionalismo differenziato

Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

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Taglio dei parlamentari e riforma regionalista: i loro nessi e il nostro rifiuto

La pessima riforma relativa al taglio dei parlamentari che ha avuto il suo architrave nel Movimento 5 Stelle, sostenuta a geometria variabile da tutte le principali forze politiche nel corso delle varie letture (Lega prima, PD e satelliti, poi, senza scordare Fratelli d’Italia che vantava sui social il suo appoggio “determinante”), dimostra quanto caricaturali siano le differenze fra le forze politiche euroatlantiche dello scenario italiano.

A tale ceto politico si dovrebbe anzitutto chiedere conto dei ‘costi’ pagati dalla popolazione italiana per l’adesione al quadro sistemico euroatlantico: un prezzo da far impallidire le risorse indirizzate al funzionamento delle istituzioni pubbliche. Privatizzazioni, tagli al sociale e ai servizi pubblici essenziali, esternalizzazioni, decostruzioni delle garanzie nei rapporti di lavoro, deindustrializzazione… lungo è l’elenco di politiche derivanti da quella filiera che hanno portato alla prostrazione economica e sociale attuale.

Vi è però un elemento di merito che salda indissolubilmente il rifiuto della riforma costituzionale con l’opposizione al regionalismo differenziato su cui Indipendenza è attivamente impegnata: il fatto che, riducendo i parlamentari, aumenta il peso specifico dei delegati regionali (rimasti invariati) che si aggiungono alle Camere in seduta comune nell’elezione del presidente della Repubblica.
Un fatto non indifferente se si pensa che nelle prime tre votazioni è richiesta una maggioranza dei due terzi per l’elezione, ma dalla quarta è sufficiente quella assoluta (art. 83). Tradizionalmente le amministrazioni regionali sono state sempre orientate a destra e non è difficile leggere cosa ciò implichi alla luce delle mire maggioritarie mai nascoste né dalle destre né, altrettanto, dal PD, sullo sfondo della prospettiva di referendum promosso dalla Lega nell’ottica di spazzare via la quota proporzionale nel sistema elettorale.

Non è certo un mistero, poi, che le forze conservatrici se non apertamente reazionarie del Paese, oggi trainate dall’accoppiata Salvini-Meloni, abbiano da sempre avuto di mira il controllo della presidenza della Repubblica, possibilmente con l’introduzione del presidenzialismo: una certa vulgata giornalistica, tutt’altro che disinteressata, ha trasmesso l’idea che tale figura sia una sorta di carica onorifica per politici a fine carriera, ma la realtà e la pervasività dei poteri del Presidente sono tutt’altro che secondari seppure esercitati storicamente con sensibilità molto diverse.
C’è però un elemento che differenzia il Presidente della Repubblica dagli altri organi costituzionali: è l’unica istituzione del nostro ordinamento che non sottostà alla divisione dei poteri, compartecipando difatti di funzioni in tutti e tre i fondamentali poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario) ed proprio a ciò che quelle forze puntano, poter intervenire su ogni versante della vita istituzionale attraverso una figura che sia espressione di quella cultura politica. Un encomio, quindi, va al Movimento 5 Stelle che ha ricoperto il ruolo di utile idiota con impeccabile zelo, non prima di essersi rimangiato con disinvoltura praticamente tutte le promesse (opposizione alla TAV, TAP, questione ILVA, programma F-35, collocazione internazionale dell’Italia in particolare rispetto ai vincoli derivanti dall’Unione Europea…) fatte nella fase di trionfante ascesa nel consenso.

Tralasciando il fatto che, con la proporzionale riduzione delle commissioni parlamentari permanenti, potremo trovarci con leggi approvate da un gruppo di persone attorno a un tavolo, visto che la commissione in sede deliberante esercita una vera e propria funzione legislativa (art. 72 Costituzione), è evidente che il taglio vada inquadrato nel più generale svuotamento dello Stato nazionale in favore dell’Unione Europea e degli altri enti sovranazionali verso l’alto, e delle regioni verso il basso.

Lungi dall’essere un fatto aritmetico, quindi, questa riforma modifica in modo sensibile la costituzione materiale contribuendo a quella deformazione della natura parlamentare che, in teoria, dovrebbe esserci propria ma che da almeno tre decenni subisce attacchi frontali sul piano del riparto delle competenze fra Stato e regioni (riforma del 2001 del Titolo V, di cui l’autonomia differenziata è sviluppo), della devoluzione di ambiti sempre più ampi all’Unione Europea e, non da ultimo, tramite l’affiancamento agli organi elettivi delle ‘autorità indipendenti’ espressione immediata e diretta delle culture istituzionali sovranazionali con amplissimi poteri al di fuori del controllo democratico e della responsabilità elettorale. In altri termini, sempre meno democrazia e sempre meno rappresentativa.

Questi saranno i temi che Indipendenza intende portare nella campagna per il NO al referendum costituzionale, snodo di una più ampia serie di iniziative finalizzate alla mobilitazione contro il modello dominante. È in tal senso importante che si coordino le individualità e le organizzazioni che, con varie sensibilità, intendono rovesciare gli attuali rapporti di forza ambendo a un assetto sociale ed economico su basi radicalmente rinnovate rispetto alle attuali.

Indipendenza
12 gennaio 2020

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Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

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Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

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Roma, 29 novembre: integrazione europea e regionalismo differenziato, verso la disunione dell’Italia

Unione Europea, MES e regionalismo differenziato: verso la disunione dell’Italia

Roma, venerdì 29 novembre 2019, alle ore 19,30
via Luigi Barzini senior, 38
(tra metro Quintiliani e Monti Tiburtini; traversa di via Filippo Meda)

Roma, 26 novembre: riunione del coordinamento romano per il ritiro di qualunque autonomia differenziata e seminario sui LEP

A Roma, martedì 26 novembre, via Flaminia 53 (sala Bianca)

– ore 16.00: riunione del “Coordinamento romano per il ritiro di qualunque autonomia differenziata”;

– ore 17.30: seminario su “Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) e art. 3 della Costituzione”. Relatore prof. Claudio De Fiores; presiedono Marina Boscaino e Valerio De Nardo.

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Lega e regionalismo differenziato

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

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Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

 

Rapporto Svimez: il Sud Italia sotto il tallone europeo

Come interpretare i drammatici dati emersi dal recente rapporto Svimez sul Sud Italia (qui in sintesi)?

Non vi è altro modo se non porsi, una volta per tutte, nell’ottica di legare l’aumento del divario fra Nord e Sud Italia nel solco del perseguimento del percorso di integrazione federale europea: qualsiasi opposizione al regionalismo differenziato o a sue varianti che non ponga contestualmente in discussione l’assetto di governo sovranazionale è, nella migliore delle ipotesi, una battaglia di retroguardia o una schermaglia per regolare i conti all’interno del recinto dei vassalli italofoni.

D’altro canto la stessa Lega, che ieri rivendicava la ‘Padania’ e oggi si batte per il regionalismo differenziato, non ha mai posto in discussione una prospettiva di integrazione europea. Accettata quell’opzione di fondo, le conseguenze a cascata (tagli, privatizzazioni, aumento della pressione fiscale sui ceti territorialmente vincolati, erosione dei diritti, precarietà…) non sono negoziabili ma sono ricomprese in quella ‘razionalità strategica della crisi’ per giungere, con una nota massima di Milton Friedman, dal ‘politicamente impossibile al politicamente indispensabile’.

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

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Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

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Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

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Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

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Indipendenza interviene all’assemblea nazionale per il ritiro dell’autonomia differenziata, Roma 7 luglio 2019

“Indipendenza” ha aderito e sarà presente all’Assemblea nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia Differenziata. Questa assemblea si terrà a Roma domenica 7 luglio 2019 (ore 10-16) nell’Aula magna del Liceo classico Tasso (via Sicilia 168).


la nostra adesione

l’appello da scaricare e diffondere (pdf)Download

Lega e regionalismo differenziato

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

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Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

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Lega e regionalismo differenziato

Le elezioni europee ci hanno consegnato un’Italia con la Lega (Nord) primo partito con percentuali inedite di consenso nei ‘collegi bunker’ del settentrione: record in provincia di Treviso con oltre il 50% dei voti. Già a spoglio in corso Salvini e soci hanno rilanciato sul tema dell’autonomia e del regionalismo differenziato, a ennesima dimostrazione che qualsiasi prospettiva ‘nazionale’ è una pura invenzione a uso e consumo dei media, così come asseriti ‘sovranismi’ vari ed eventuali.

È evidente che quello sia il terreno su cui la Lega punta ad andare all’incasso, direzionando sapientemente il profondo malcontento del Nord funzionalmente agli interessi delle classi dominanti continentali.
Molte delle più rilevanti ragioni di scontento per l’elettorato di riferimento sono derivanti da normative comunitarie (“bail in” nelle crisi bancarie, fattura elettronica, imposizione indiretta come l’IVA…), eppure si vende a quello stesso elettorato l’idea che asservendosi ancor di più all’orbita neocarolingia e divenendone una marca periferica le cose miglioreranno. In altri termini, non solo si vuol mettere la volpe a guardia del pollaio ma anche restringerne l’area, così da agevolarle il lavoro e risparmiarle inutili fatiche.

Queste considerazioni, banali, non sono però oggetto di denuncia da parte delle varie ‘opposizioni’ perché ciò implicherebbe la messa in discussione dell’ordinamento comunitario e degli assetti di governo in tale sede propugnati, fatto impossibile nell’attuale scenario politico. Cosa resta, dunque? Un Paese in cui si acuiranno profonde divisioni con una parte tutt’altro che al riparo da problemi, valga a titolo d’esempio la lettura di autorevoli studi (qui  e qui )che hanno con chiarezza articolato il nesso fra crisi economica e fenomeni suicidiari proprio nel cuore dei feudi leghisti. Storie che pensavamo relegate alla Grecia sotto il tallone della Troika e che invece ci parlano di quell’area che, nella vulgata, è ‘fuori dalla crisi’ e ‘proiettata verso l’Europa’.

Indipendenza non può che ribadire il suo impegno nell’opposizione a questa esiziale dinamica e invita amici e simpatizzanti ad aderire alla pagina della campagna tematica e a divulgare i contenuti del sito tematico  così come a intervenire nei luoghi di lavoro, aggregazione e istruzione per portare la prospettiva di un’alternativa di società su presupposti radicalmente diversi dagli attuali.

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

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Sulla Lega salviniana, tutt’altro che ‘sovranista’ e ‘nazionalista’

C’è chi, in Italia, propone terze vie rispetto a due entità viste come tra loro opposte, e nei confronti delle quali ci si vorrebbe contrapporre: da un lato la “globalizzazione neoliberista” di cui la UE è un’espressione e dall’altro la Lega salviniana “sovranista” e “nazionalista”.

Sono in diversi, salvo rarissime eccezioni, a convenire su detta contrapposizione, un gioco di specchi e di interessi politici che è trasversale a forze politiche interne ed estere, passando per il sistema massmediatico dominante, ad includere, paradossalmente, le stesse entità in questione (istituzioni UE e Lega). Ci si sforza di distinguersi, da angolazioni diverse, proprio assumendo quella opposizione non fondata e mal posta (nel caso della Lega) in quei termini. Se le motivazioni e gli ‘interessi’ sono indubbiamente diversi, convergente è l’interesse a mal attribuire quei concetti (vere e proprie idee-forza) di sovranità e di nazione. In tal modo, a ben vedere, rivelando la propria inconsapevole o inconfessabile internità al quadro sistemico dominante, conflittuale al suo interno, della “globalizzazione neoliberista”.

Nell’analisi di Indipendenza 1. non c’è opposizione tra UE e Lega ma, al più, una diversificazione interna allo stesso mondo global/liberista (tra settori di classe dominante ‘carolingia’ e settori di classe subalterna e sub-dominante ‘padana’ aspirante, peraltro illusoriamente, ad un’ascesa di ‘status’) 2. di “sovranista” e di “nazionalista” nella Lega di Salvini non c’è nulla, ma proprio nulla, ma assolutamente nulla. Il supposto “sovranismo” si è sciolto come neve al sole nel più consono alter-europeismo ‘made in USA’ (fintantoché i carolingi non saranno più ‘accoglienti’…) ed il fantasmagorico “nazionalismo” è il sottile velo che malamente copre appetiti locali di classi lombardo-venete desiderose di transitare in una piattaforma macro-regionalista di circolazione più proficua degli sghei/schei (denaro).

Al netto di un lungo argomentare di esempi, l’obiettivo leghista del “regionalismo differenziato” è infatti la quintessenza della negazione della sovranità nazionale e allo stesso tempo della correlata introiezione ideologica della frantumazione degli Stati-nazione politicamente periferici nell’Unione Europea, con relativa integrazione di porzioni di esso nella sfera carolingia (franco-tedesca).
Insomma, la verniciatura “sovrana” e “nazionale” (nel senso di “italiana” e non più fantasmagoricamente padana) del decantato nuovo corso della Lega salviniana è sempre stata una colossale mistificazione per chi avesse l’occhio attento ai contenuti programmatici. Ci si è presentati “nazionali” proprio per realizzare il tradizionale obiettivo della Lega Nord di transizione in una macro-regione carolingia. Oggi detta verniciatura “sovrana” e “nazionale” si sta scrostando platealmente nel suo essere in sintonia con una prospettiva di implosione/frantumazione dell’Italia non sgradita alle ambizioni di potenza franco-germaniche e di inserimento del nord Italia in una macro-regione satellitare della Germania (leggasi: in condizioni ‘sudiche’, in senso geografico e di trattamento ‘sociale’, con una facilmente prevedibile forte forbice interna di interessi di classe).

Ora, resta un interrogativo che invitiamo a sciogliere: nella variegata (quantunque fortemente ridimensionata) “sinistra” (“moderata”/”radicale”), nella ancora ben più modesta area del cosiddetto “patriottismo costituzionale”, perché si ha interesse a reiterare, nonostante tanti riscontri a contrasto, questa bufala cosmica della Lega salviniana “sovranista” e “nazionalista”?

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

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Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

Referendum autonomista un anno dopo: quali snodi attorno al Veneto


Alberto Bagnai: Milano ladrona, Berlino non perdona

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