Per una società della cura: bilancio di una giornata di mobilitazioni popolari

La giornata di sabato 21 novembre 2020 ha visto una grande mobilitazione nazionale in tante città e paesi per «una sanità pubblica, gratuita, universale e di qualità», assunzioni di personale infermieristico-medico, riapertura degli ospedali, e altro di similare su scuola, trasporto, beni demaniali, eccetera. Forte si è fatta sentire anche la necessità del ritiro di ogni autonomia differenziata che, nelle regioni, tanti disastri a tutto campo ha concorso ad accumulare nel tempo.

Si può dire che sia maturata la consapevolezza dell’urgenza e necessità del ritorno pieno dello Stato ad un ruolo di direzione, gestione e controllo? Che sia divenuto chiaro quanto radicalmente i bisogni delle classi popolari confliggano con l’impianto neoliberistico del processo di integrazione europea e con gli interessi delle collegate oligarchie economico-finanziarie nel nostro Paese? Che in strati significativi della società italiana sia finalmente acquisito il convincimento che ci si debba battere per ripudiare le direttive euro-unioniste assunte sempre più supinamente, da oltre un settantennio, dai governi di ogni tendenza del panorama ‘liberal’ succedutisi in Italia e riscrivere un reticolato di norme d’interesse pubblico e di rapporti sociali ‘altri’? Che il concetto di sovranità (peraltro evocato nell’art. 1 della Costituzione italiana) non sia più da utilizzare ‘a sinistra’ come fosse un insulto, una bestemmia e mistificato ‘a destra’? Che le rivendicazioni della sovranità nazionale e popolare, dell’indipendenza, di una Patria dei pieni diritti sociali siano finalmente assunte come asse unificante delle classi dominate di questo Paese per una prospettiva di liberazione, di alternativa di società?

Non siamo così convinti che di questo si possa parlare in maniera perentoria dopo la giornata del 21. Abbiamo però due certezze: che i ‘nodi’ irrisolti di cui sopra sono ormai assunti e compresi sempre più diffusamente tra gli strati popolari e che, per scioglierli, le idee forza che connotano Indipendenza dalla sua nascita (1986) si stanno facendo strada e non si è più soli a sostenerle.

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Mobilitazione nazionale contro il DDL Boccia e per il ritiro di qualunque autonomia differenziata

Venerdì 18 dicembre 2020 manifestazioni in decine di città italiane contro l’autonomia differenziata (a Roma in piazza di Monte Citorio, dalle 14,30 alle 18,30. A h.1, 16 min intervento di Francesco Labonia).

Questa mobilitazione avviene in concomitanza con l’avvio in parlamento della discussione della legge di bilancio che contiene, salvo ripensamenti dell’ultima ora, il ddl Boccia nel suo collegato e uno stanziamento per la cosiddetta “perequazione” fra le regioni.

L’iniziativa è promossa dal “Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata” (di cui Indipendenza è tra i soggetti fondatori) e la “Società della Cura”.

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Sabato 21 novembre: tante mobilitazioni cittadine per una stessa mobilitazione nazionale

Nessuno deve restare indietro: uniti per la fuoriuscita dall’economia del profitto.

Sabato 21 novembre 2020, giornata di mobilitazione nazionale: si manifesterà in molte città d’Italia contro il regionalismo (“autonomia”) differenziato, per la sanità, la scuola, il trasporto pubblici, per il reddito ed il sostegno per tutti, per la difesa del territorio, ecc. Promotori il “Comitato per il ritiro di qualunque autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e la rimozione delle diseguaglianze” e la “Società della Cura”. Ci sarà una diretta nazionale telematica a collegare e rendere visibili tutte le iniziative. Indipendenza, tra i fondatori del Comitato su indicato, sarà presente laddove possibile ed invita alla partecipazione.Qui un elenco in corso di aggiornamento dei luoghi

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Per il ritiro di qualunque autonomia differenziata: verso l’incontro con il ministro Boccia

L’Esecutivo del Comitato Nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata si è riunito a Roma il 15 febbraio 2020, a poche ore dalla comunicazione ricevuta dal ministro Boccia che ha fissato un incontro per ricevere una delegazione del Comitato, il 17 marzo prossimo.
Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le dichiarazioni del governo che intendono tranquillizzare in merito al contenuto della Legge quadro, all’esclusione di alcune materie/funzioni dai processi di Autonomia differenziata, alla pre-condizione che le Intese con le Regioni possano avvenire solo dopo la definizione dei LEP e, più in generale, alla garanzia che l’Autonomia differenziata possa essere attuata nel rispetto dell’unità della Repubblica. Fonti sindacali e di movimenti come le Sardine hanno riferito di queste rassicurazioni che il governo avrebbe dato, anche modificando il disegno di Legge quadro presentato a novembre.
Noi stiamo però ai fatti: ad oggi nessuna modifica alla Legge quadro è stata resa pubblica, nessuna rassicurazione ha trovato riscontro.
Non possiamo dunque commentare le indiscrezioni o le dichiarazioni fatte, che non si appoggiano su dati certi. Ancora una volta, invece, constatiamo che l’iter dell’Autonomia differenziata non viene portato al dibattito pubblico, in modo trasparente, così da permettere alle/i cittadine/i, alle associazioni, ai sindacati e ai comitati come il nostro di partecipare alla discussione e di intervenire con iniziative tempestive.
Per questo, nel rilanciare il nostro Appello al governo e ai parlamentari per il ritiro della Legge quadro, che nella sola versione circolata finora apre la porta ai peggiori pericoli di divisione del Paese e dell’unità della Repubblica, chiediamo al Governo che qualunque novità stia intervenendo venga resa pubblica al più presto. Ciò al fine di permettere a tutte/i di esercitare i propri diritti democratici, che non si limitano al voto in occasione di qualche tornata elettorale, ma si esplicano nella conoscenza di quello che il Governo e il Parlamento preparano e discutono, per potersi organizzare liberamente nel contrastare o sostenere i processi in corso.
Sarà sulla base dei fatti che potremo valutare le eventuali novità.
Nel frattempo, consideriamo che l’appuntamento fissato dal ministro Boccia ad una nostra delegazione rappresenti un fatto molto importante, un primo risultato del nostro lavoro, dei documenti prodotti, delle assemblee nazionali realizzate, della costituzione di 40 Comitati di scopo territoriali, delle mobilitazioni messe in atto a dicembre e a gennaio.
Questo segnale ci incoraggia a proseguire il lavoro, sia a livello di Esecutivo Nazionale, sia a livello locale con i comitati di scopo, che si stanno rivelando il migliore strumento per far conoscere il pericolo alle/i cittadine/i e contrapporre ad esso l’unità della mobilitazione, dal sud al nord, nel miglior spirito di partecipazione democratica e di solidarietà tra le zone del Paese.
Le oltre 100 assemblee locali che si sono svolte, grazie al lavoro di decine di attivisti, rappresentano un risultato e un punto di partenza. Occorre proseguire in questa direzione anche per promuovere la partecipazione alla elaborazione di un documento che definisca le nostre posizioni rispetto alla fase attuale del dibattito e ulteriori forme di mobilitazione nazionale.
Si decide di lanciare sin d’ora una nuova Assemblea Nazionale, riservandosi di definire la data in funzione dell’evolversi della situazione e dei risultati dell’incontro con il ministro Boccia.
Roma, 15 febbraio 2020
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Il 29 marzo 2020 il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari

Tempismo come scelta politica. Si terrà il 29 marzo il referendum sulla riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari. Dopo che l’Ufficio Centrale per i Referendum della Corte di Cassazione ha dichiarato l’ammissibilità del referendum confermativo, il governo è stato celere nell’individuare la prima data utile possibile come da ‘tempi tecnici’ previsti per legge. Praticamente tra due mesi. In fretta e furia. Tempi strettissimi per rendere meno agevole possibile l’informare adeguatamente la popolazione sulla portata di questo referendum.
Il taglio dei parlamentari viene giustificato da chi lo promuove in termini di risparmio, numeri assolutamente risibili che impallidiscono a fronte del ‘costo politico’ enormemente più elevato e, peraltro, dei salassi (accettati) di ben più grave portata di fatto imposti dall’Unione Europea e dalle sue direttive spoliatrici (privatizzazioni, tagli al sociale e ai servizi pubblici essenziali, esternalizzazioni, decostruzioni delle garanzie nei rapporti di lavoro, deindustrializzazione, ecc.).

Focalizzando ora sul ‘costo politico’:
– meno democrazia, sempre meno rappresentativa e destinata ad essere rappresentata peggio, accentuando il peso dei gruppi oligarchici di pressione e di interesse;
– compresse le possibilità che siano rappresentate le ‘minoranze’ ed i margini operativi (ad es. l’accesso nelle commissioni), in un parlamento svilito ulteriormente nel suo ruolo;
– si accentua la funzione contoterzista di qualunque governo che, al di là di sfumature di differenza, risponderà ancora più zelantemente e senza fastidiosi intralci ai poteri esterni di questo Paese e a quelli interni in scia, già adesso ossequiosi ai vincoli e passa-carte delle direttive ‘made in UE’ con gli esiti che, nel corso di questi ultimi decenni, hanno prodotto la china che viviamo e di cui non si vede via d’uscita. Con la proporzionale riduzione delle commissioni parlamentari permanenti, potremo trovarci con leggi approvate da un gruppo di persone attorno a un tavolo, visto che la commissione in sede deliberante esercita una vera e propria funzione legislativa (art. 72 Costituzione);
– aumenterà il peso specifico dei delegati regionali (rimasti invariati) che si aggiungono alle Camere in seduta comune nell’elezione del presidente della Repubblica. Si agevolerà così la strada alla modifica in profondità della costituzione materiale in vista dell’introduzione del presidenzialismo e della disgregazione dello Stato (riforma del 2001 del Titolo V, di cui l’autonomia differenziata è sviluppo) con annessa devoluzione di ambiti sempre più ampi all’Unione Europea.

Indipendenza farà la sua parte nella campagna referendaria collegando questa questione al NO all’autonomia differenziata, al NO ad un’Italia in pezzi e marca meridionale del direttorio euro-carolingio (franco-tedesco) per continuare a costruire una resistenza ed una prospettiva di liberazione per un’altra idea di Italia e di società.

Taglio dei parlamentari e riforma regionalista: i loro nessi e il nostro rifiuto

Trattandosi di referendum confermativo a norma dell’art. 138 Costituzione non è previsto quorum di validità (chi vota decide!). 

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Una settimana di mobilitazione contro ogni autonomia differenziata

Nell’ambito della settimana (13-18 gennaio 2020) di mobilitazione del Coordinamento nazionale per il ritiro di ogni autonomia differenziata,

a Roma, Presidio sotto la sede cittadina della Regione Lazio.

GIOVEDI 16 GENNAIO ore 15,30 Piazza Oderico da Pordenone

> scarica e diffondi il il volantino contro ogni autonomia differenziata in pdf

volantino 1volantino 2

No all’autonomia differenziata: il volantino diffuso nella mobilitazione

Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

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Roma, 7 gennaio: programmazione e organizzazione contro l’autonomia differenziata

A Roma martedì 7 gennaio 2020

  •  alle ore 18,00, in via Ostiense 152, riunione organizzativa dei Comitati romani di Scopo “Per il ritiro di ogni forma di autonomia differenziata” ed esame della bozza di documento/piattaforma sulla questione Lep (livelli essenziali delle prestazioni). Giovedì 16 gennaio 2020 è prevista una giornata di mobilitazione nazionale con presidi sotto i palazzi delle Prefetture e delle Regioni promossa dal Comitato nazionale.
  • alle ore 20,30, in via Pullino 1 (vicino alla fermata Metro B “Garbatella”), riunione di Indipendenza su aspetti di politica interna/internazionale e organizzazione prossime azioni/iniziative.

No all’autonomia differenziata: il volantino diffuso nella mobilitazione

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Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

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No all’autonomia differenziata: il volantino diffuso nella mobilitazione

Il volantino (fronte retro, A 5) sull’autonomia/regionalismo differenziato diffuso in diverse città italiane dagli oltre cento (ad oggi) Comitati di Scopo Locali, innervature nel Paese del “Coordinamento per il ritiro di qualunque autonomia differenziata”, al cui interno Indipendenza porta il suo contributo.

>>scarica e diffondi il pdf del volantino per il no all’autonomia differenziata

Una settimana di mobilitazioni per il ritiro di qualunque autonomia differenziata

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Trasporto pubblico, autonomia differenziata e disintegrazione dell’Italia

Nato come commento ad un articolo sull’ennesimo caso di privatizzazione dei servizi pubblici, nella fattispecie quello del trasporto a Milano alla fine è uscita una riflessione che è bene socializzare più largamente, e non limitare ad una delle pagine dedicate di Indipendenza. La ripropongo integralmente:

Letto! Che dire, vanno avanti come un rullo compressore.
È necessario collegare anche questa questione del trasporto, quindi le relative realtà di lotta contro le privatizzazioni, con il “Coordinamento per il ritiro di qualunque autonomia differenziata” e le sue articolazioni, i Comitati di Scopo Locali. Tra le materie regionalizzabili previste dall’art. 117 della Costituzione riformata al Titolo V, infatti, c’è pure il trasporto (a tutto campo, peraltro: “…porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione…”).

È indispensabile unire le forze.
Battersi contro ogni autonomia differenziata è la quintessenza della questione nazionale nella sua declinazione politica attuale (unità della Repubblica, sovranità, indipendenza dai vincoli di sudditanza euro-atlantici) connessa alle sue tante e significative ricadute sociali (scuola, sanità, ambiente, lavoro e tutte le restanti materie –in totale 23– previste all’art. 117).
Con il regionalismo differenziato d’ispirazione eurounionista, la disintegrazione dell’Italia ‘dal basso’ (‘dall’alto’ ci sta pensando l’Unione Europea con i suoi Trattati, ed ora c’è anche il MES…) ed il suo ritornare ad essere una “espressione geografica”, come rilevò il cancelliere austriaco Metternich nel 1847, è nelle cose, all’ordine del giorno, e con lei andrà gambe all’aria anche quello che resta dei diritti sociali e dell’uguaglianza di trattamento già fortemente compromessi da decenni di adeguamento alle normative e direttive europee. Altro che art. 3 della Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”!

C’è da interloquire (scrivendo o parlandoci direttamente) con le realtà di lotta operanti negli ambiti di cui sopra per invitarli a far parte del Coordinamento, segnalando l’importanza dell’operare insieme. Per restare solo in tema di trasporto, è quello che è in corso d’opera a Roma, grazie all’esperienza di Indipendenza nel coordinamento di cui ha fatto parte per il NO al referendum su ATAC del novembre dell’anno scorso (un NO alla sua definitiva e completa privatizzazione ed un SI’ ad una sua trasformazione in Azienda Speciale pubblica, una rivendicazione che di per sé può concorrere a ‘fare mentalità’ e a fungere, in prospettiva, da cortocircuito politico per tutta una serie di ‘anelli’ collegati, impianto vincolistico eurounionista in primis). Questione, questa, che a Roma si pone con rinnovata urgenza, stante la recentissima sentenza del TAR.

Insomma, è necessario che, ai fini di cui sopra, l’azione politica di Indipendenza continui ad esplicarsi anche come lavoro di raccordo tra realtà sociali e politiche sparse. E circoscrivendo lo spettro, possibile che forze che si ritengono “sovraniste” ancora tentennino operativamente ad intervenire in tema? Possibile che Indipendenza sia riuscita a portare localmente, nel Coordinamento, grazie alla rete di relazioni in continua crescita, militanti di altre organizzazioni “sovraniste”, ma ancora non ci si impegni a fondo –come organizzazioni– su una questione così decisiva che mette a rischio il futuro, l’esistenza stessa dell’Italia come Stato?

***

Come ha sempre sostenuto Comitato ATM Pubblica, gli appetiti delle cordate politico-affaristiche sono stuzzicati e non certo inibiti dalla salute dei bilanci delle imprese di trasporto pubblico. In questo senso Milano e Roma sono, come si sarebbe detto in altri tempi, ‘unite nella lotta’ a ennesima dimostrazione che qualsiasi dinamica ‘differenziatrice’ sia solo funzionale alla replicazione del modello euroatlantico dominante. Gli assi strutturali pro mercato e pro privatizzazioni sono comuni a ogni latitudine dello stivale e contro questi ultimi va organizzato il più esteso fronte a partire dalle vertenze locali fino all’iniziativa politica di rigetto di ogni autonomia differenziata, declinazione interna del processo di disgregazione dello Stato nazionale come luogo dei diritti sociali. Segnaliamo a tal proposito questo contributo di Attac Italia.

 

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Roma/Atac: quali insegnamenti dalle chiusure della metro

 

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Una settimana di mobilitazioni per il ritiro di qualunque autonomia differenziata

Si conclude domani la settimana di mobilitazione (dal 9 al 14 dicembre; qui il calendario delle iniziative nei diversi paesi e città) indetta sul territorio nazionale dal Coordinamento per il Ritiro di Qualunque Autonomia Differenziata.

“Indipendenza”, che vi ha aderito sin dai primi passi (assemblea costituente del 7 luglio scorso), è attiva nei Comitati di Scopo Locali. Cogliamo l’opportunità per invitare simpatizzanti ed estimatori a dare il loro contributo di pensiero e d’azione all’interno di detti Comitati.
Da lunedì si continua, ovviamente, con i presidi, le assemblee, le iniziative in/formative, i volantinaggi, eccetera. Si passerà anche per i cortei, crescendo questa ‘massa critica’ di adesioni.

Si tratta di una lotta di importanza cruciale con ricadute allo stato imprevedibili per la valenza che la connota, ‘generalista’ ma allo stesso tempo particolare per la pluralità degli ambiti non secondari che investe. A ben vedere c’è in sé un legame, un nesso inscindibile tra riconquista dei diritti sociali e sovranità politica a tutto campo, che va in rotta di collisione con l’entità più «di destra», più anti-nazionale ed anti-sociale che è il baraccone europeo con le annesse variegate compiacenti compagini governative di complemento locale.

Oggi per accelerare il raggiungimento dell’obiettivo –da molti anni in essere per il tramite della UE– di disgregazione della sovranità dello Stato nazionale e di progressivo smantellamento delle conquiste sociali, come spinta dal basso s’intende operare con l’avvio a pieno regime dell’Autonomia Differenziata/Regionale (qualunque sia la forma iniziale oggi, con il tempo sarà accentuata) e dall’alto si continua ad operare tramite le istituzioni europee ed ora anche tramite il MES, il Meccanismo (eufemisticamente definito) di Stabilità Europeo.
Prendere coscienza della posta in gioco è preliminare, farlo agendo è fondamentale.

Sovranità, indipendenza, liberazione!

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