“L’Italia ha il fiscal compact, quello che Renzi e Salvini dicono di voler cambiare, direttamente inserito nella Costituzione. La modifica dell’articolo 81 è un atto devastante della nostra democrazia, compiuto quasi alla unanimità dal parlamento precedente a quello attuale. Assieme alla costituzionalizzazione dell’austerità ci sono poi il patto di stabilità che distrugge l’autonomia di spesa degli enti locali e il controllo diretto della UE sui bilanci pubblici. Come si fa a chiedere più autonomia per le regioni se tutto il meccanismo di governo imposto dalla austerità europea nega ogni libertà di spesa a tutti le istituzioni della Repubblica?” […] “Dunque il quesito sull’autonomia è fasullo, però dietro di esso se ne nasconde uno vero, che non a caso ha raccolto grande consenso nel mondo imprenditoriale. La domanda nascosta è : visto che l’austerità istituzionale vincola rigidamente il bilancio della regione, possiamo riconquistare autonomia privatizzando?”
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Federico Dezzani sul referendum autonomista
Che si concordi in toto o meno con l’autore, è un dato di fatto che la partita politica del 22 ottobre risponda a interessi e dinamiche di una filiera che non è certo quella del sottogoverno di paese, ecco perché è importante ampliare quanto più possibile la mobilitazione per disinnescare quella che potrebbe essere una vera e propria bomba a orologeria.
Rassegna dalla campagna elettorale al referendum autonomista
Riportiamo una sintesi dei più rilevanti contenuti condivisi sulla pagina facebook della campagna elettorale dell’autunno 2017 in modo che ne resti traccia storica:
Fronte Popolare per il NO al referendum
E l’ottimo spot elaborato
Una risposta ai pifferai del Nord (Alessandro Carnevale da ilfattoquotidiano.it)
Un contribuo del nostro socio Matteo Volpe
Da partitodelsud.eu: Al netto di alcuni passaggi ‘Nord contro Sud’ e viceversa, segnaliamo questo articolo che esprime un’idea di fondo condivisibile: chiunque abbia una visione progressista e inclusiva della società non può che rigettare l’idea di un ‘regionalismo’- radicato peraltro su regioni che sono una mera suddivisione amministrativa, alla faccia ‘dell’identità’- ispirato solo dalla logica dei ‘capponi di Renzo’ e della guerra fra poveri: dissanguati e rapinati dai padroni sovranazionali contendiamo le briciole fra una regione e l’altra. Uno dei tanti motivi per dire NO
ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) sul referendum
Socialismo2017 su autonomia regionale, decentramento e ruolo delle provincie.
La Città Futura sul dibattito referendario
Il Partito Umanista per il NO al referendum
Una posizione blanda che non affronta gli snodi di fondo della ‘dipendenza’ che si articola su ben altre direttrici strategiche ma che sul piano contingente coglie una delle linee di fondo dell’operazione, cioè l’idea di costruire ‘Roma in laguna’. Come le vicende delle grandi opere hanno dimostrato l’attenzione alle ‘comunità locali’ degli amministratori è una pura enunciazione.
Come per il referendum costituzionale del 4 dicembre ci sono molti ‘no’, occorre quindi tenere ben distinto chi promuove tali ragioni per ragioni di bottega o per regolare dei conti che riguardano altro con chi contesta questa iniziativa sull’assunto che non incida minimamente sui nodi strutturali della dipendenza, atteso che, come disse il governatore della BCE Draghi ‘abbiamo inserito il pilota automatico’.
Articolo sinteticamente efficace per chiarire come ‘l’inutilità’ sostanziale si accompagni a un preciso disegno finalizzato a distrarre l’opinione pubblica dai veri temi di interesse per i ceti che subiscono il modello economico dominante: deindustrializzazione, cementificazione, tagli alle politiche sociali e cure austeritarie ‘lacrime e sangue’.
“Ma che significa “materie di legislazione concorrente”? Che già oggi, per queste materie, “spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato”. Ergo: su tutta una serie di materie, dalla sicurezza sul lavoro all’energia, dal governo del territorio ai porti (e agli aeroporti), passando per le casse di risparmio, la protezione civile e la valorizzazione dei beni culturali, già oggi le regioni decidono e legiferano, sebbene nel rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento.”
“Sul piano politico, come è stato riconosciuto da più parti, esso costituisce un mezzo attraverso il quale la Lega nazionalista cerca di rinsaldare il suo rapporto col Nord, recuperando, a pochi mesi dalle elezioni politiche (e a spese dei cittadini), il vecchio argomento dell’autonomia, su cui ha campato per oltre un ventennio.” (huffingtonpost.it)
Altreconomia.it sul referendum autonomista
Linkiesta.it cinque buone ragioni per dire NO ai referendum di Maroni e Zaia
Possibile Brianza per il NO: “Non sarà invece una maggiore autonomia o un nuovo statuto a raccontare “la specialità” della Lombardia, quella specialità sì é costruita nel tempo, sulle responsabilità che i cittadini di questa terra hanno saputo assumersi, cittadini, che nel quadro dell’unità nazionale, non sono mai venuti meno al loro ruolo politico, economico e sociale. Mi auguro che domenica, i cittadini lombardi, non si accontentino di costruire una Regione speciale, ma abbiano l’ambizione di immaginare una nuova Italia speciale.”
Luigi de Magistris interviene sui referendum autonomisti, cogliendo alcuni snodi importanti: anzitutto il fatto che per la struttura storica dell’Italia abbia molto più senso parlare di municipalismo e articolazioni territoriali subregionali, come le province, poi l’ineludibilità politica del ripudio dei vincoli di finanza pubblica oggi dominanti per un’Italia ‘costituzionalmente orientata’ come dice giustamente. Nord e Sud devono essere, oggi più che mai, uniti nella lotta contro il modello economico liberista e contro la filiera euroatlantica che lo promuove.