Da Nord a Sud, contro l’autonomia differenziata!

DA NORD A SUD, CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA!

Indipendenza è storicamente impegnata (dal 2001) nel contrasto al progetto di disgregazione nazionale mascherato come ‘autonomia differenziata’.

Esiste anche una ‘questione settentrionale’ ma essa è frutto avvelenato delle politiche e dell’austerità europea e coinvolge tutto il Paese. I problemi italiani hanno radici e matrici profondamente unitarie e si incardinano sull’adesione alle coordinate euroatlantiche, cioè alle ricette neoliberiste e mercantiliste tedesche (euro) e al bellicismo imperialista statunitense (NATO).

Il Nord Italia non è il Paese di Bengodi: inquinamento, cementificazione, deindustrializzazione, opere pubbliche di rapina (TAV, BE-BRE-MI, Pedemontana Veneta, Olimpiadi 2026, Terzo Valico, MOSE…), caro affitti, assenza di trasporti pubblici efficienti, privatizzazioni nella sanità e nei servizi sono solo alcuni dei problemi di quest’area del Paese.

Con la riforma del 2001 (L.Cost.le 3/2001, artt. 116/117) viene introdotto, accanto all’obbligo del rispetto per il diritto comunitario (UE) nell’attività legislativa, l’istituto della regione a statuto differenziato, con possibile attribuzione esclusiva e irreversibile della potestà normativa in 23 materie senza che, peraltro, possa essere minimamente messo in discussione alcun vincolo di natura europea/comunitaria.

Rifiutiamo quindi:

– La retorica della ‘secessione dei ricchi’, che non focalizza adeguatamente le cause della prospettiva di disgregazione dell’unità nazionale, di sfaldamento della Repubblica, di differenziazioni ancora più al ribasso dei diritti, con disuguaglianze più accentuate tra le regioni e al loro stesso interno.

– L’autonomia differenziata come declinazione istituzionale della ‘competizione fra territori’ veicolata dall’Unione Europea.

– Le politiche di bilancio imposte dall’Unione Europea allo Stato e agli enti locali (regioni in primis!).

– La distruzione definitiva della forma repubblicana come spazio per l’attuazione dei diritti sociali previsti dalla Costituzione.

– L’acuirsi delle differenze di opportunità fra i cittadini a seconda della loro residenza e origine.

– Il confinamento del Nord Italia a una marca periferica del blocco germanico/neocarolingio.

– L’equazione fra le legittime istanze di autogoverno delle comunità e il regionalismo (con l’autonomia differenziata avremo solo delle satrapie territoriali!).

Pretendiamo invece:

– La piena attuazione della Costituzione del 1948.

– Uguaglianza dei diritti sociali e politiche nazionali su scuola, sanità, diritto alla casa, diritto al lavoro, ecc.

– Rifiuto dei vincoli UE e dell’austerità.

– Aumento degli spazi di rappresentanza per le comunità e i cittadini.

– Uno Stato forte, efficiente e libero.

NO all’autonomia differenziata!

Sì all’autonomia dell’Italia dagli organismi sovranazionali!

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‘Autonomia differenziata’: contro l’unità nazionale, della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti

PD Veneto: la costola dell’autonomia differenziata

Italia/balcanizzazione autonomista e neoliberismo reale

La mozione finale del 31 ottobre contro ogni ipotesi di autonomia regionale differenziata

Enti locali, autonomia differenziata e taglio dei servizi pubblici


Sud Italia, Recovery Fund e agricoltura. Manifestazione a Roma

Mobilitazione nazionale contro il DDL Boccia e per il ritiro di qualunque autonomia differenziata

Regionalismo differenziato/Stralciato il DDL Boccia: vittoria di tappa!

Sergio Mattarella su regionalismo e integrazione europea: confessioni di un anti italiano

Il lato oscuro del regionalismo differenziato

Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

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Regionalismo differenziato/Stralciato il DDL Boccia: vittoria di tappa!

Per ora non passa! Il ddl Boccia collegato alla Legge di Bilancio è stato stralciato. La notizia era cominciata a girare in piazza già venerdì 18 dicembre 2020, nel corso della mobilitazione promossa in decine di città e a Roma (in piazza Monte Citorio, davanti al Parlamento) dal “Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata” (di cui Indipendenza è tra i soggetti fondatori) e dalla Rete dei Numeri Pari / Società della Cura.

Un risultato positivo, dunque, a ricordare che le mobilitazioni e le lotte pagano. Si tratta però di un risultato di tappa di questi circa ultimi due anni. Ora il Comitato Nazionale per il ritiro di ogni autonomia differenziata intende aprire un dibattito sul Titolo V della Costituzione e arrivare intanto alla cancellazione del comma 3 dell’articolo 116 della Costituzione per garantire uniformità dei diritti e delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, in un Paese sempre più frammentato e disunito, con cittadini di serie A, B e persino Z, “differenziati” a seconda del luogo di residenza. In questi anni la regionalizzazione ha dato prova di sé anche nel Servizio Sanitario Nazionale con gli enormi, incalcolabili disastri sotto gli occhi di tutti, dalla limitazione se non negazione del diritto alla salute da un lato al lucro delle privatizzazioni per consorterie politico/affaristiche dall’altro.

È quindi tutt’altro che smantellato il processo in essere di regionalizzare 23 materie, di costruire 20 piccole regioni nella prospettiva federale di un’Italia a pezzi del tutto europeizzata, con una gestione suppostamente autonoma –ad esempio– del sistema scolastico, della tutela del territorio e dell’ambiente, dei contratti di lavoro, del gettito fiscale, inevitabilmente sottratti al perimetro pubblico per via di costi che nemmeno una tassazione esorbitante sarebbe in grado di coprire e lasciando così sempre più spazio alle privatizzazioni, all’aumento delle disuguaglianze, al profitto di pochi contro i bisogni e i diritti di tutti, frammentando ulteriormente l’unità della Repubblica.

Indipendenza continuerà a fare la sua parte in termini di militanza e di analisi. Ci appare parziale la lettura che alcuni fanno del regionalismo come “secessionismo dei ricchi”, perché circoscrive tale ‘nodo’ a interessi esclusivamente interni al Paese ignorando le potenti forze che lo sollecitano dall’esterno, che addita le destre e la Lega in particolare (il che ci sta certamente…) ma attenua (talvolta addirittura bypassa) il regionalismo delle sinistre europeiste e ‘liberal’, che sottovaluta le ambizioni trasversali di oligarchie per la gestione anche di certi livelli di potere locale e soprattutto rimuove tragicamente l’internità del regionalismo al progetto d’integrazione euro-unionista che passa per lo sgretolamento di alcuni Stati come l’Italia.

Allora, a nostro avviso, certamente “No al regionalismo differenziato”, “Sì all’unità della Repubblica”, “Sì alla rimozione delle disuguaglianze” e quindi alla riaffermazione dei diritti sociali, ma perché questo si realizzi, perché sia immaginabile un cambiamento di società, assolutamente sì all’assunzione della centralità della questione nazionale italiana in termini di conquista della sovranità nazionale e popolare, di non-dipendenza da vincoli e direttive di oligarchie interne ed esterne al Paese, di rottura con l’impianto neo-liberale –confederale o federale che sia– dell’Unione Europea quali premesse indispensabili per la rinascita e la liberazione.

Sergio Mattarella su regionalismo e integrazione europea: confessioni di un anti italiano

Taglio dei parlamentari e riforma regionalista: i loro nessi e il nostro rifiuto

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Secessione dei ricchi: una conclamata fandonia

Alcune sere fa, durante la videoconferenza di Indipendenza sul regionalismo differenziato, citavo il fatto che la retorica della ‘secessione dei ricchi’ rispetto al Nord Italia fosse una enorme bugia.
Evidenziavo il fatto che sarebbe sufficiente andare in un centro della Caritas per rendersi conto di quale sia la realtà anche in una zona ‘ricca’ come il Veneto.
Indicativo in questo senso che stasera proprio il direttore della Caritas di Treviso venga oggi intervistato da TG2000 sul drammatico crollo delle condizioni materiali di vita di larghi strati della popolazione. Questi i fatti, il resto sono chiacchiere.
 

Alberto Leoncini, Treviso

Sergio Mattarella su regionalismo e integrazione europea: confessioni di un anti italiano

Tappezzeria, frasi di circostanza per mascherare uno stato di cose ormai incontrovertibile: i livelli di governo subnazionali e transnazionali (euroregioni) sono parte essenziale e imprescindibile di quel disegno di disarticolazione della dimensione nazionale cui il federalismo europeo mira.
D’altro canto i balbettii dell’inquilino del Quirinale sul regionalismo differenziato e sulle spinte centrifughe ormai conclamate non solo da parte del Nord Italia -si veda ad esempio l’intendimento della Sicilia di portare il giudizio di Cassazione in Sicilia e non più a Roma, notizia passata totalmente sotto silenzio e che potrebbe portare in futuro a celebrare i processi per mafia in Sicilia, laddove si arrivasse anche ad avere sezioni penali oltre alle civili, con tanti saluti alla retorica su Falcone, Borsellino e le vittime della mafia- non sono casuali reticenze o sottovalutazioni, segnano un’accondiscendenza nei fatti a un modello che pretende la fine dello Stato unitario e del quadro di legalità costituzionale per fornire la libera agibilità alle forze economiche nel nome della ‘competizione fra territori’.
Lo svuotamento della dimensione statuale verso l’alto (Unione Europea) e verso il basso (regioni e amministrazioni decentrate) sono le due facce della medaglia liberista: porre fine alle prerogative fondamentali (moneta, imposizione fiscale, politica doganale e commerciale, amministrazione della giustizia…) per porre fine ai diritti sociali su base generale e universalistica (scuola, sanità, previdenza sociale, mobilità…) delegandone l’attuazione a enti che strutturalmente sono impossibilitati ad attuarli non essendo appunto dotati di sovranità: contro queste dinamiche Indipendenza continuerà a non far mancare la propria voce in ogni sede di intervento.

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Taglio dei parlamentari e riforma regionalista: i loro nessi e il nostro rifiuto

Mattarella: nella NATO e nella UE senza ‘se’ e senza ‘ma’

Draghi-Mattarella: Italia in amministrazione controllata

Veto e disvelamento euroatlantico di Mattarella

Gli avvertimenti euroatlantici del Quirinale

Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Fra subalternità e scenari in evoluzione: anatomia del fenomeno Ciampi

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Il 29 marzo 2020 il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari

Tempismo come scelta politica. Si terrà il 29 marzo il referendum sulla riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari. Dopo che l’Ufficio Centrale per i Referendum della Corte di Cassazione ha dichiarato l’ammissibilità del referendum confermativo, il governo è stato celere nell’individuare la prima data utile possibile come da ‘tempi tecnici’ previsti per legge. Praticamente tra due mesi. In fretta e furia. Tempi strettissimi per rendere meno agevole possibile l’informare adeguatamente la popolazione sulla portata di questo referendum.
Il taglio dei parlamentari viene giustificato da chi lo promuove in termini di risparmio, numeri assolutamente risibili che impallidiscono a fronte del ‘costo politico’ enormemente più elevato e, peraltro, dei salassi (accettati) di ben più grave portata di fatto imposti dall’Unione Europea e dalle sue direttive spoliatrici (privatizzazioni, tagli al sociale e ai servizi pubblici essenziali, esternalizzazioni, decostruzioni delle garanzie nei rapporti di lavoro, deindustrializzazione, ecc.).

Focalizzando ora sul ‘costo politico’:
– meno democrazia, sempre meno rappresentativa e destinata ad essere rappresentata peggio, accentuando il peso dei gruppi oligarchici di pressione e di interesse;
– compresse le possibilità che siano rappresentate le ‘minoranze’ ed i margini operativi (ad es. l’accesso nelle commissioni), in un parlamento svilito ulteriormente nel suo ruolo;
– si accentua la funzione contoterzista di qualunque governo che, al di là di sfumature di differenza, risponderà ancora più zelantemente e senza fastidiosi intralci ai poteri esterni di questo Paese e a quelli interni in scia, già adesso ossequiosi ai vincoli e passa-carte delle direttive ‘made in UE’ con gli esiti che, nel corso di questi ultimi decenni, hanno prodotto la china che viviamo e di cui non si vede via d’uscita. Con la proporzionale riduzione delle commissioni parlamentari permanenti, potremo trovarci con leggi approvate da un gruppo di persone attorno a un tavolo, visto che la commissione in sede deliberante esercita una vera e propria funzione legislativa (art. 72 Costituzione);
– aumenterà il peso specifico dei delegati regionali (rimasti invariati) che si aggiungono alle Camere in seduta comune nell’elezione del presidente della Repubblica. Si agevolerà così la strada alla modifica in profondità della costituzione materiale in vista dell’introduzione del presidenzialismo e della disgregazione dello Stato (riforma del 2001 del Titolo V, di cui l’autonomia differenziata è sviluppo) con annessa devoluzione di ambiti sempre più ampi all’Unione Europea.

Indipendenza farà la sua parte nella campagna referendaria collegando questa questione al NO all’autonomia differenziata, al NO ad un’Italia in pezzi e marca meridionale del direttorio euro-carolingio (franco-tedesco) per continuare a costruire una resistenza ed una prospettiva di liberazione per un’altra idea di Italia e di società.

Taglio dei parlamentari e riforma regionalista: i loro nessi e il nostro rifiuto

Trattandosi di referendum confermativo a norma dell’art. 138 Costituzione non è previsto quorum di validità (chi vota decide!). 

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Trasporto pubblico, autonomia differenziata e disintegrazione dell’Italia

Nato come commento ad un articolo sull’ennesimo caso di privatizzazione dei servizi pubblici, nella fattispecie quello del trasporto a Milano alla fine è uscita una riflessione che è bene socializzare più largamente, e non limitare ad una delle pagine dedicate di Indipendenza. La ripropongo integralmente:

Letto! Che dire, vanno avanti come un rullo compressore.
È necessario collegare anche questa questione del trasporto, quindi le relative realtà di lotta contro le privatizzazioni, con il “Coordinamento per il ritiro di qualunque autonomia differenziata” e le sue articolazioni, i Comitati di Scopo Locali. Tra le materie regionalizzabili previste dall’art. 117 della Costituzione riformata al Titolo V, infatti, c’è pure il trasporto (a tutto campo, peraltro: “…porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione…”).

È indispensabile unire le forze.
Battersi contro ogni autonomia differenziata è la quintessenza della questione nazionale nella sua declinazione politica attuale (unità della Repubblica, sovranità, indipendenza dai vincoli di sudditanza euro-atlantici) connessa alle sue tante e significative ricadute sociali (scuola, sanità, ambiente, lavoro e tutte le restanti materie –in totale 23– previste all’art. 117).
Con il regionalismo differenziato d’ispirazione eurounionista, la disintegrazione dell’Italia ‘dal basso’ (‘dall’alto’ ci sta pensando l’Unione Europea con i suoi Trattati, ed ora c’è anche il MES…) ed il suo ritornare ad essere una “espressione geografica”, come rilevò il cancelliere austriaco Metternich nel 1847, è nelle cose, all’ordine del giorno, e con lei andrà gambe all’aria anche quello che resta dei diritti sociali e dell’uguaglianza di trattamento già fortemente compromessi da decenni di adeguamento alle normative e direttive europee. Altro che art. 3 della Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”!

C’è da interloquire (scrivendo o parlandoci direttamente) con le realtà di lotta operanti negli ambiti di cui sopra per invitarli a far parte del Coordinamento, segnalando l’importanza dell’operare insieme. Per restare solo in tema di trasporto, è quello che è in corso d’opera a Roma, grazie all’esperienza di Indipendenza nel coordinamento di cui ha fatto parte per il NO al referendum su ATAC del novembre dell’anno scorso (un NO alla sua definitiva e completa privatizzazione ed un SI’ ad una sua trasformazione in Azienda Speciale pubblica, una rivendicazione che di per sé può concorrere a ‘fare mentalità’ e a fungere, in prospettiva, da cortocircuito politico per tutta una serie di ‘anelli’ collegati, impianto vincolistico eurounionista in primis). Questione, questa, che a Roma si pone con rinnovata urgenza, stante la recentissima sentenza del TAR.

Insomma, è necessario che, ai fini di cui sopra, l’azione politica di Indipendenza continui ad esplicarsi anche come lavoro di raccordo tra realtà sociali e politiche sparse. E circoscrivendo lo spettro, possibile che forze che si ritengono “sovraniste” ancora tentennino operativamente ad intervenire in tema? Possibile che Indipendenza sia riuscita a portare localmente, nel Coordinamento, grazie alla rete di relazioni in continua crescita, militanti di altre organizzazioni “sovraniste”, ma ancora non ci si impegni a fondo –come organizzazioni– su una questione così decisiva che mette a rischio il futuro, l’esistenza stessa dell’Italia come Stato?

***

Come ha sempre sostenuto Comitato ATM Pubblica, gli appetiti delle cordate politico-affaristiche sono stuzzicati e non certo inibiti dalla salute dei bilanci delle imprese di trasporto pubblico. In questo senso Milano e Roma sono, come si sarebbe detto in altri tempi, ‘unite nella lotta’ a ennesima dimostrazione che qualsiasi dinamica ‘differenziatrice’ sia solo funzionale alla replicazione del modello euroatlantico dominante. Gli assi strutturali pro mercato e pro privatizzazioni sono comuni a ogni latitudine dello stivale e contro questi ultimi va organizzato il più esteso fronte a partire dalle vertenze locali fino all’iniziativa politica di rigetto di ogni autonomia differenziata, declinazione interna del processo di disgregazione dello Stato nazionale come luogo dei diritti sociali. Segnaliamo a tal proposito questo contributo di Attac Italia.

 

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Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

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Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

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Roma/Atac: quali insegnamenti dalle chiusure della metro

 

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Una settimana di mobilitazioni per il ritiro di qualunque autonomia differenziata

Si conclude domani la settimana di mobilitazione (dal 9 al 14 dicembre; qui il calendario delle iniziative nei diversi paesi e città) indetta sul territorio nazionale dal Coordinamento per il Ritiro di Qualunque Autonomia Differenziata.

“Indipendenza”, che vi ha aderito sin dai primi passi (assemblea costituente del 7 luglio scorso), è attiva nei Comitati di Scopo Locali. Cogliamo l’opportunità per invitare simpatizzanti ed estimatori a dare il loro contributo di pensiero e d’azione all’interno di detti Comitati.
Da lunedì si continua, ovviamente, con i presidi, le assemblee, le iniziative in/formative, i volantinaggi, eccetera. Si passerà anche per i cortei, crescendo questa ‘massa critica’ di adesioni.

Si tratta di una lotta di importanza cruciale con ricadute allo stato imprevedibili per la valenza che la connota, ‘generalista’ ma allo stesso tempo particolare per la pluralità degli ambiti non secondari che investe. A ben vedere c’è in sé un legame, un nesso inscindibile tra riconquista dei diritti sociali e sovranità politica a tutto campo, che va in rotta di collisione con l’entità più «di destra», più anti-nazionale ed anti-sociale che è il baraccone europeo con le annesse variegate compiacenti compagini governative di complemento locale.

Oggi per accelerare il raggiungimento dell’obiettivo –da molti anni in essere per il tramite della UE– di disgregazione della sovranità dello Stato nazionale e di progressivo smantellamento delle conquiste sociali, come spinta dal basso s’intende operare con l’avvio a pieno regime dell’Autonomia Differenziata/Regionale (qualunque sia la forma iniziale oggi, con il tempo sarà accentuata) e dall’alto si continua ad operare tramite le istituzioni europee ed ora anche tramite il MES, il Meccanismo (eufemisticamente definito) di Stabilità Europeo.
Prendere coscienza della posta in gioco è preliminare, farlo agendo è fondamentale.

Sovranità, indipendenza, liberazione!

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Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

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Roma: 10 dicembre, regionalismo differenziato e Unione Europea contro unità nazionale e diritti sociali

Regionalismo differenziato e Unione Europea: contro l’unità nazionale e i diritti sociali

A Roma, martedì 10 dicembre 2019
– ore 18,30: volantinaggio alla Metro B “Garbatella”;
– ore 20,00: il punto politico e organizzativo (via Pullino 1, fermata Metro B “Garbatella”).

A cura dei Comitati di Scopo dei Municipi II, IV, VIII, IX, XII, XIV
(del Comitato nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia Differenziata)

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indi roma 10 dicembre

Contro ogni autonomia differenziata: senso e prospettiva strategica della lotta

Far crescere la partecipazione, incrementare numero –e radicamento– dei Comitati di Scopo, alzare così il livello qualitativo e l’incidenza dell’azione intorno alla questione cruciale dell’autonomia/regionalismo differenziato.

Da quando ricevemmo l’invito ed aderimmo senza indugi alla proposta di convocazione di un’assemblea nazionale, fissata al 7 luglio scorso, per costituire un “Coordinamento per il ritiro di qualunque Autonomia Differenziata”, Indipendenza sta facendo la sua parte.
Ci si prodiga anche perché aderiscano altre realtà della sinistra non liquefatta, aree dissidenti interne al 5S e formazioni sovraniste che da subito avrebbero dovuto aderire (c’è chi ha cominciato ad affacciarsi…). Come è nostra prassi, si lavora pure curando i rapporti –ed allacciandone costantemente di nuovi– con militanti e simpatizzanti delle diverse realtà di cui sopra, tramite iniziative, incontri informali e quant’altro (con l’occasione ringraziamo chi –ultimi, ma non ultimi– ci ha accolto sabato a Foggia, per l’interessante dialogo che ne è scaturito e per quanto di operativo scaturirà).
Si tratta di contrastare l’autonomia differenziata su quelle 23 materie indicate in Costituzione (art. 117) decisive per le ricadute negative su quel che resta dei diritti sociali e per l’esistenza stessa dell’Italia come Stato unitario, oggetto di un attacco sempre più virulento alla sua unità nazionale, al suo diritto a non essere frantumato territorialmente in ‘marche’ carolinge (UE) e atlantiche (USA).In questi giorni si sta evidenziando ai più la valenza devastante anche del MES, Meccanismo Europeo di Stabilità (2012) e dei relativi intendimenti riformistici ancor più rigoristi e predatori del direttorio franco-tedesco dell’Unione Europea.

Ebbene, confrontarsi ed interagire nei Comitati di Scopo sarà utile per le ragioni suddette di contrasto, ed anche per conoscersi nell’azione, per allargare gli orizzonti attraverso il confronto, perché si produca una crescita politica collettiva…
La posta in gioco, del resto, l’impone.

 

A livello governativo il procedimento per l’autonomia differenziata viaggia spedito. La bozza di legge quadro preparata dal ministero di Boccia, dopo essere stata presentata ai governatori delle regioni richiedenti, è stata approvata dalla conferenza Stato-regioni.Per accelerare ulteriormente, il suo testo è stato approntato come emendamento alla legge di bilancio, per farlo passare in quella sede.
Tale bozza finge di porre un argine all’accentuazione degli squilibri fra le regioni, prevedendo la determinazione di livelli essenziali di prestazione uguali per tutte le regioni, che sono però livelli minimi e non uniformi (come vorrebbe invece l’articolo 3 della Costituzione) e per di più pone un termine di dodici mesi per la semplice determinazione (non certo l’attuazione) dei LEP (Livelli Essenziali di Prestazione), dopo il quale l’autonomia differenziata si avvierebbe lo stesso, sulla base della spesa storica che, come ben sappiamo, premia le regioni più ricche.

Occorre fare di tutto per informare la popolazione su cosa sta succedendo. Si è deciso che nella terza settimana di dicembre (a partire dal 10) si faranno sul territorio nazionale (in base alle diverse potenzialità) una serie di iniziative concordate, dal volantinaggio, ai flash mob, a lezioni in piazza per sensibilizzare. Poi nella seconda settimana di gennaio, in contemporanea, un presidio in piazza sotto le sedi delle regioni.

A Roma, martedì 3 dicembre 2019, via Flaminia 53 (sala Bianca)
– ore 16.30: Assemblea del Coordinamento romano per il ritiro di qualunque autonomia differenziata, per l’organizzazione delle mobilitazioni;
– ore 17.30: 3° seminario di approfondimento. Il bluff dei livelli essenziali delle prestazioni e la secessione silenziosa: come l’autonomia differenziata aggrava l’attuale divario Nord-Sud della spesa storica. Relatore Andrea Del Monaco, esperto di fondi europei.

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3 dicembre regionalismo

Lega e regionalismo differenziato

Integrazione europea e regionalismo differenziato: dentro la decostruzione dello Stato nazionale

Sergio Mattarella a Belluno: regionalismo differenziato

Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Roma, 29 novembre: integrazione europea e regionalismo differenziato, verso la disunione dell’Italia

Unione Europea, MES e regionalismo differenziato: verso la disunione dell’Italia

Roma, venerdì 29 novembre 2019, alle ore 19,30
via Luigi Barzini senior, 38
(tra metro Quintiliani e Monti Tiburtini; traversa di via Filippo Meda)