Senza critica all’Unione Europea, nessuna critica al regionalismo differenziato ha senso

Tra le voci critiche del regionalismo differenziato e del conseguente processo disgregativo in atto, condivisibilmente si rimarca la necessaria centralità della normativa statale nel fissare princìpi e criteri fondamentali nelle prestazioni e nei servizi in maniera uniforme su base nazionale. Ciò che invece sovente si rimuove è che la gran parte delle competenze legislative statali (art. 117 lett. a-s Costituzione) è demandata all’Unione Europea.

Insomma, se è corretto criticare l’erosione delle competenze a favore delle regioni in maniera ulteriormente pervasiva rispetto a quanto già previsto dalla sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione varata nel 2001, altrettanto si deve fare con la comunitarizzazione di snodi irrinunciabili per qualsiasi struttura statuale: la politica monetaria (lett. e) è il caso più eclatante, ma altrettanto si può dire della politica doganale o di profilassi internazionale (lett. q).

La critica al regionalismo differenziato deve cioè essere complementare alla critica all’Unione Europea, visto che si tratta dell’altra faccia della medaglia di un processo di svuotamento dell’entità-Stato come spazio dei diritti e della legalità costituzionale. In altri termini: riuscire a riportare sotto il controllo statale un ambito come la sanità è sicuramente un passo essenziale, ma senza liberarsi dalla gabbia eurounionista e dai suoi vincoli alle politiche sociali, nessun fattivo miglioramento su larga scala sarà mai percorribile.

Condividiamo il video della manifestazione di protesta contro il regionalismo differenziato organizzata da Unione Sindacale di Base.

Paolo Maddalena in opposizione al regionalismo differenziato

Regionalismo differenziato, questione settentrionale e puntini sulle “i”

Dopo il referendum in Veneto e Lombardia: quali prospettive

Al referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto vota “NO”

Indipendenza per il NO al referendum sull’autonomia del 22 ottobre in Veneto e Lombardia

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Referendum autonomista in Veneto: quali evoluzioni per la scuola pubblica

Per noi di Rivista Indipendenza la scuola e tutto il sistema della formazione è un asse fondamentale per il riorientamento politico/economico del Paese e per l’articolazione di un’alternativa di società (si veda al proposito ‘Capitalismo globalizzato e scuola’, secondo titolo della nostra collana bibliografica ). Dobbiamo pertanto dar conto, con il massimo della stigmatizzazione, degli esiziali sviluppi sul fronte della pubblica istruzione conseguenti al processo di ‘differenziazione’ dello Statuto della Regione Veneto, nel solco della plebiscitaria affermazione del ‘SI’ al referendum del 22 ottobre 2017, volto ad attuare l’art. 116 Costituzione così come novellato dalla pessima riforma del 2001 (L.Cost.3/2001, modificativa del Titolo V, Parte II Costituzione), nella prospettiva di dar vita a una regione a ‘statuto differenziato’.

Riportiamo alcuni stralci della presa di posizione di USB Scuola

Per quel che riguarda l’istruzione, la proposta è sostanzialmente la regionalizzazione completa di scuola e università: programmi, tassazione, ricerca, personale. Questo significa che la regione avrebbe totale arbitrio in tutte le decisioni che riguardano l’istruzione, indipendentemente da quello che accade nel resto del paese.[…] È chiaro che non possiamo che respingere questa proposta per molti motivi, tutti di enorme portata.

In primo luogo, siamo di fronte alla violazione più completa del principio solidaristico e di redistribuzione su base nazionale, per cui chi produce più ricchezza potrà tenerla per sé, impoverendo chi è già più debole. Una legge del genere permetterebbe di avere tanti sistemi di istruzione quante sono le regioni italiane, creando evidenti sperequazioni e differenze di opportunità tra i bambini e i giovani del paese. L’autonomia in fatto di programmi ci fa pensare a programmi piegati alle esigenze del sistema produttivo dei diversi territori; non è un caso che le proposte partano da quelle regioni dove il sistema produttivo ancora tiene e che evidentemente ritengono di potersi liberare della “zavorra” delle regioni del Sud o, in generale, più impoverite, restando agganciate alle nazioni centro e nord europee e al loro sistema economico. […] Ci preoccupa moltissimo l’idea che il personale diventi regionale, per molte ragioni: in primo luogo perché, come nel DDL Pittoni per l’istituzione del domicilio professionale, ci leggiamo il vecchio progetto leghista delle gabbie salariali e la volontà di impedire alle persone di trasferirsi, ovvero impedire ai docenti del sud di tornare nelle terre d’origine. Ma la regionalizzazione del personale ci preoccupa anche perché si concretizzerebbe in una perdita di retribuzione, visto che tradizionalmente il settore regionale (quello della Formazione Professionale) ha stipendi più bassi di quello dei docenti statali. Inoltre, la regionalizzazione dei titoli e delle vie di accesso alla professione docente potrebbe comportare esiti paradossali e pericolosi.

Infine, non ci sembra affatto che i settori che già sono in carico in gran parte alle regioni, come la sanità, ne abbiano risentito positivamente: allungamento dei tempi d’attesa, proliferazione di centri privati, aumento dei ticket, gravi episodi di corruzione, come recentemente dimostrato dal caso Formigoni.”

Noi siamo stati fra i promotori attivi della Campagna per il No al referendum dello scorso anno , al quale invece le forze politiche, tanto di maggioranza che di opposizione, hanno tributato una acritica accondiscendenza se non un aperto supporto, e tutt’oggi  manteniamo la nostra pagina su facebook che invitiamo a seguire, specie chi risieda nelle regioni Veneto e Lombardia per proseguire la lotta iniziata un anno fa contro quello che è un vero e proprio attacco alla dimensione solidaristica nazionale senza in nulla mettere in discussione i vincoli strutturali della dipendenza derivanti dalla filiera euroatlantica (UE/BCE, NATO, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio-WTO).

Sovranità, indipendenza, liberazione!

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